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martedì 14 maggio 2013

QUANDO I TRENI ERANO A VAPORE.QUANDO LA SARDEGNA ERA ANCORA IL FAR WEST !

Nostalgia di fumo nero,di bianco vapore,dello sferragliare del treno.Mi ricordo quando i treni erano a vapore.Non qui al Nord,che già le linee erano state elettrificate,ma al sud,in Sardegna.Per la linea principale le motrici erano ancora a vapore,per essere sostituite negli svincolo di collegamento secondari dalla modernità dei treni diesel,le famose "LITTORINE",retaggio del tempo imperiale,quando l'Italia si autodefiniva IMPERO.L'elettricità per le tratte ferroviarie non è mai sbarcata nell'isola,ancora oggi nel terzo millennio.E si che ci furono dei tentativi,tutti abortiti,per portare l'energia elettrica ad alimentare le motrici.Ma come spesso accade nel BEL PAESE,l'endemicita' delle ruberie e dell'insipienza politica,hanno portato al solito nulla di fatto.Fu ideato un primo tratto elettrificato.La Cagliari-San Gavino.Lo testimoniano i pali di sospensione cavi elettrici che ancor oggi affiancano il tracciato.Ma furono commessi vari errori progettuali.Le cabine di trasformazione di voltaggio,che dovevano distribuire l'energia elettrica alle motrici,furono progettate per erogare un tipo di voltaggio.Le motrici furono costruite con motori adatti ad un altro tipo di corrente.Così i fili della linea elettrica servirono e forse ancor servono esclusivamente come posatoio alle cornacchie insulari.E le motrici arruginirono allo scalo merci di Civitavecchia.Nessuno si ricorda di quest'ennesimo papocchio italiano,ma vi assicuro che è la verità.In ogni modo risento ancor del piacere di bambino,quando nell'andar a trovare i nonni paterni,percorrevamo la linea ferrata Olbia-Cagliari,su carrozze trainate da motrici a vapore.Ben due,una in testa ed una in coda,per avere l'energia sufficiente a spingere il convoglio su per le salita,sopratutto all'altipiano della stazione di Macomer,dove si scendeva per attendere il convoglio di collegamento con la capitale dell'Isola,accolti in un panorama che sapeva di Messico.In Settembre,la terra era bruciata,tinta rosso ed ocra,con il giallo intenso  dell'erba arsa,dei cespugli di cardo spinoso,pungenti più che mai.Unico verde,quello delle siepi di Fico D'india,dai rossi frutti oramai maturi.Un panorama WESTERN che appunto si può rivedere a volte nei film.Eppoi le carrozze!Di I,II e III° classe.La prima per i più facoltosi,quasi sempre vuote,la seconda per chi poteva un pò meno,confertevoli al punto giusto,mancanti solo a mio ricordo,delle federine bianche ai poggiatesta dei divanetti d'accomodo.La terza per i pendolari,per i viaggiatori con poco peculio,pastori e contadini per lo più.Senza corridoio laterale.Con il corridoio centrale che divideva le due file di sedili di legno,duri e scomodi,ma a buon prezzo.Odore di formaggio e di latte ovino e caprino,aleggiava nell'aria afosa degli scompartimenti.Si sentiva che eravamo nell'isola dei pastori,delle pecore.Non lo dico con disgusto,ma con nostalgia.E poi le gallerie.Il macchinista faceva fischiare la sirena del treno,in modo d'avvertire di chiudere i finestrini,dato che non esisteva ancora l'aria condizionata,non si sapeva che fosse,e tutto era spalancato per combattere con l'aria il calore atroce che riberverava all'interno dei vagoni.Si chiudevano subito i finestrini,per evitare che entrasse il fumo proveniente dallo scarico fumi delle caldaie che costituivano le vaporiere.Se ci si fosse affacciati,saremmo divenuti tutti neri di fuliggine.che bello,magnifico,genuino,avventuroso.Malgrado tutto,le carrozze erano pulite,come i gabinetti delle stesse.Malgrado la polvere che si poteva insinuare,la fuliggine e tutto quello che era attaccato alle suole dei viaggiatori.E si perchè l'asfalto era un lusso ancora e solo i centri maggiori disponevano di una rete stradale bitumata.Tutto era polvere bianca allora per le strade,punteggiata spesso dalle fatte delle greggi di passaggio.Eh,si,adesso tutto è cambiato,i .moderni DIESEL han sostituito le vecchie Littorine.Le stazioni non son più da film WESTERN.Ci son i distributori di bevande fresche ora.Son scomparse le siepi di fico d'india,come pure le greggi,di cui si fatica scorgerne l'esistenza nei panorami di passaggio essendo la civiltà pastorale sarda in agonia, costretta all'estinzione.Un epoca è passata e non tornerà più con la sua semplicità e con essa l'incanto dei bambini che si fermavano imbambolati e sognanti a guardare lo sbuffante CAVALLO D'ACCIAIO,come direbbero i pellerossa,passare.Forse almeno la SARDEGNA era terra di APACHES,costretti in riserva.Ma il "benefico"progresso ha snaturato anche questo WEST nostrano.Come in AMERICA per le praterie non pascolano più i bisonti,decimati dall'avidità umana,così in SARDEGNA non pascolano più le grandi greggi di una volta.Le tancas non accolgono più armenti.Il cardo selvatico impera,tra i muretti a secco di confine,che nessuno erigerà ne riparerà più,stan crollando,proprio come le Marogne,qui al Nord
.Addio Sardegna,addio vaporiere sbuffanti,addio gioventù.

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