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venerdì 10 ottobre 2014

IL NONNO "SARDO".

Quando in settembre s'andava a trovare i nonni paterni,"giù"in Sardegna,il NONNO lo ritrovavo sempre seduto sul gradino di granito dell'uscio di casa,al centro del paese,prospiciente la piazza principale,con il monumento ai caduti della Grande Guerra.E lo trovavo attorniato,dai suoi colleghi pastori,anziani come lui e coll 'immancabile sigaro toscano in bocca,dalla parte della brace.Quest'abitudine,imparata per sopravvivere di notte in trincea,nell'appunto Grande Guerra,gli era rimasta.Come quella,una volta in pensione,di alzarsi la notte e raggiungere la campagna,per fare compagnia ai pastori più giovani,che ancora svolgevano l'atavico lavoro.Per lui i CONTINENTALI erano ancora i PIEMONTESI,"sus piemontesus",come diceva lui,compresa mia madre,sua nuora,che era Veronese.Che tempra mia nonno.Sardo fuori e  sardo dentro.ancora pastore nell'animo e nella mente come tutti i suoi avi.Non era mai stato in fabbrica od i ufficio mio nonno,e si che la sua famiglia d'origine era benestante!Avrebbe potuto permettersi di studiare.Ma lui no,aveva voluto essere pastore.Il pastore non era un mestiere.Ma un'intimo modo di vivere.Voleva dire libertà e libero arbitrio allora,ai tempi di mio nonno.Pastore era una condizione di vita,un modo d'intendere la vita.Nessun orario da rispettare a cartellino,Solo il sorgere del od il calare del sole,l'alternarsi delle stagione,dettava i ritmi.La campagna di notte,di giorno,con i suoi silenzi,con i suoi animali.Ed allora,la Sardegna era ancora selvaggia!Naturale.La Costa Smeralda non esisteva come nome,come pure le ville dei ricchi continentali d'oggi.La Sardegna era Far West nostrano,terrore per le forze dell'ordine che vi venivano inviate.Isolamento dal nascente BOOM italiano,sia del primo che del secondo  dopoguerra.Mio nonno portava sempre il coltello,"sa rasoia",che gli serviva per affettare il pane.Quel pane grosso,che durava buono per giorni e che si tagliava a fette sottili,solo con "sa rasoia".Io mi ci sono voluto cimentare,più volte, a tagliar fette di pane,così perfette come faceva lui,ma non ci sono mai riuscito.Era un'arte che si imparava sin da bambini,in campagna,con le pecore o con la zappa.Io,non sono stato allevato pastore,nè contadino.Io ho sempre vissuto in città al Nord.ho frequentato le scuole io.Per me i Piemontesi del nonno erano e sono gli abitanti del Piemonte,non i continentali in genere.Che peccato che fossi bambino quando ho conosciuto il nonno.forse avrebbe potuto insegnarmi tante cose.Che nostalgia per quel "vecchio" con il toscano in bocca dalla parte della brace!

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