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giovedì 29 settembre 2011

LA FRUTTA RUBATA.


Che buona la frutta.Specialmente quella rubata negli orti,nei campi.Si incominciavan le scorribande verso la fine di Maggio,con le fragole.La scusa per poter uscire alla sera,in anticipo d'estate,per noi ragazzini era il ROSARIO che si recitava ogni sera in Chiesa.Un'uscita permessa fino alle dieci di notte,per un impegno religioso.Ma la Chiesa aveva un'uscita posteriore,ed io e la mia combriccola di fine anni cinquanta,dopo una rapida genuflessione all'entrata,uno alla volta ,sgattaiolavamo per il retro,e via verso la Fontana del Ferro,dove era più facile penetrare negli orti,che facevano arco al rione di san Giovanni in Valle.Come gatti,al buio scavalcavamo il muro secolare che recinta tutto il verde collinare,e zitti,in fila indiana,ci orientavamo dove sapevamo esserci le piantine a filare di fragole.Si tastava sotto le foglie,(ripeto c'era buio,qualche volta la luna),per sentire la presenza del frutto e quando lo si sentiva,lo si coglieva e giù,in bocca.Terriccio e picciolo non facevan differenza.Eravamo attenti a non pestare i ciuffi di piantine.Quasi gatton gattoni,percorrevamo un pezzo della piccola piantagione.Poi quando,ci sembrava opportuno,via ,indietro,fuori dall'orto.Poi.le ciliege.In giugno le ciliege.Quelle belle grosse,dure.Sempre al buio,attenti al cane che dalla casa poco distante,quell'immenso casone che si ammira anche dalla città,sembrava intuire la nostra presenza ed ogni tanto mandava il suo abbaio.Nocciolo e tutto.Una dietro l'altra,cercando,palpando con le mani,i frutti gustosi,quasi invisibili nella notte.Ed era così per tutti gli altri tipi di frutta.Mano a mano che maturava secondo il tipo,secondo il mese.Finchè non si giungeva al clou.Settembre!Melagrane ed uva.Oddio quanta uva e quante melagrane c'erano.Le melagrane si infilavano dentro la camicia,non si potevano mangiare sul posto.L'uva,staccati un paio di grappoli ciascuno, ce la portavamo dietro,finchè fuori dagli orti,potevamo avidamente mangiarla,tranquilli,a sbocconate.Poi a lavarsi bocca e mani alla fontana.Che buona quella frutta.Forse era l'adrenalina che eccitandoci,la rendeva più gustosa. Eh,si,perchè inutile negarlo,avevamo anche paura.Mica andavan per il sottile i padroni degli orti,se ti acchiappavano.Ti prendevi calci in culo e sganassoni se non stavi all'erta.e mica ci potevi protestare,Mica potevi andarlo a dire alla mamma.Eri in torto,torto marcio.Ne avresti prese una scarica anche a casa,se si fosse venuto a sapere.Il pericolo ci eccitava,l'impresa assumeva più valore,la frutta era più buona.Dieci ,dodici anni,alla fine della metà del secolo scorso.Le scalate sui muri ci segnavano la punta delle scarpe,spellandole tutte.Macchè,non importava,un colpo di cera di nascosto la mamma e via,come nuove.E i mal di pancia?Spesso per l'uva.Ancora con il verde rame sopra. e chi ci pensava a lavarla?Che stagioni intense.Se non si piglian al volo le perdi.Tre o quattro annate al massimo.Prima sei troppo piccolo,poi troppo grande.Le cose bisogna farle quand'è il tempo.e' giusto sia così.Stamattina son tornato a rubar frutta!Son vecchio ma son tornato a rubar frutta!E' un rito apotropaico,che si rinnova ogni anno,che la mia pagana religione della frutta mi impone.Sulla strada delle Torricelle,c'è un muro.un antico muro.E dietro,ad un certo punto,un GIUGGIOLO.Forse vecchio come me,che generosamente sporge un ramo carico di frutti in questa stagione.E' un invito ai miei ricordi di ragazzino.Ogni anno,in questo periodo mi ci fermo,e dopo essermi guardato attorno,per assicurarmi non passi nessuno,arraffo una decina di quei meravigliosi piccoli frutti.Poi,come stamattina,riparto soddisfatto.Così ogni anno di questo periodo.Così rivive il ricordo.Così cerco di vivere ancora.

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